Nel ciclo ArteFatta Vania Tam rappresenta un mondo popolato da automi la cui rigida anatomia è composta da pezzi che si interscambiano con grande facilità e naturalezza. 'Terminator' mutanti con il volto umano e che dell'uomo scimmiottano le espressioni più curiose e a volte stupite. Urla la sua voglia di cambiamento, sia essa momentanea, di riscatto da un malessere, da un dolore, da una sofferenza, o esistenzialmente più profonda. E allora va bene cambiare i propri 'pezzi'... ora un braccio, ora una gamba, ora un occhio per vedere la realtà in un altro modo e fingersi attori di una scena, così come i manichini, cambiando abito, danno sfogo alla creatività e al messaggio pubblicitario che viene, loro malgrado, imposto. Quella di Vania è una pungente quanto efficace critica alla società consumistica, che richiede dai suoi partecipanti un'omologazione assoluta a dei cliché prestabiliti, e che impone dei bisogni indotti ai quali si deve sottostare, pena l'esclusione dalla riserva sociale della maggioranza. Vania ha ben presente questa realtà. Una realtà, forse, cui lei si sente vittima, ma in questo caso anche terribile carnefice.